Storie di bimbi e genitori speciali che hanno scelto di offrire la loro esperienza a tutti voi.


Copyright © 2003

Davide
Francesco
Marzia Maria
Gabriele Eliseo
Tommaso
Maryam
Leonardo
Matteo Giuseppe
Angelo Neo Sathayu
Giorgia
Alfonso
Matilde
Tabatha
Aurora
Isabella e Azzurra
Alice
Elisabetta
Eufemia Maria Pia
Dada & Poppy
Francesca
Giorgia
Riccardo
Mattia
Lapo
Giuliano
Mattia
Riccardo
Valeria
Giorgia
Pietro
Nicola
Laura Azzurra Maria
Tommaso
Angelo
Linda
Margherita
Alessandro
Sabrina
Alessia
Giovanni e Giuseppe
 
Stefania
Chiara
Agnese
Vincenza




 

Storia di LAPO – 35 settimane – Alla nascita peso 1.990 gr.

Per caso sono capitata in questo sito e devo dirvi che un senso di angoscia mi pervade da ieri. Malgrado la mia storia si sia conclusa positivamente, al di là di ogni aspettativa, leggere quanto mi sarebbe potuto accadere mi ha provocato sensazioni che non definirei proprio positive…
Comunque, la mia storia comincia il 21/01/05 quando faccio il test di gravidanza in casa al 28° giorno del ciclo. Benché fosse così presto, sapevo che sarebbe stato positivo: ho sempre avuto un ciclo regolarissimo di 26 giorni, quindi ero certa di essere incinta.
Devo fare una premessa importante: sono ipocondriaca all’inverosimile quindi, anche se la gravidanza è stata voluta ardentemente, l’idea di affrontare quei nove mesi rappresentava per me il PANICO allo stato puro. Ma tant’è si dice, quando ci sei dentro….Ed infatti così è stato, tutto sommato stava proprio bene, nessuna nausea, mai una perdita, niente che potesse presagire una gravidanza difficile. Ovviamente, essendo io una fifona tremenda, eseguivo alla lettera tutto ciò che mi veniva detto dal medico: la storia del peso per esempio, il ginecologo mi diceva di stare attenta a non prendere troppi chili poiché avevo già raggiunto il massimo del mio peso di sempre quando sono rimasta incinta (otto mesi prima avevo smesso di fumare….): 73 kg. per 1,71 cm. Ed io, attenendomi a quanto sopra, alla fine della gravidanza avevo preso solo 4,5 kg!
Come vi dicevo, la gravidanza va avanti bene fino alla morfologica; nel frattempo tutto ok, al 4° mese vedono che è un maschietto (da noi desiderato) ed io continuo a stare benone. Si arriva così alla 21-22ema settimana quando, appunto alla morfologica, mi dicono che la circonferenza addominale, e solo quella, è un pelo inferiore alla norma. Tutto ciò aggiungendo di non preoccuparmi, che era solo magrolino ecc. Mi fissano un controllo ecografico intermedio alla 28ema settimana, assicurandomi però che non c’era assolutamente nullo di preoccupante. Ed io, forte di questa convinzione, proseguivo placidamente la mia gravidanza. Tutto sommato gli ormoni in circolo mi facevano anche stare più calma del solito (sono una tipa molto agitata ed ansiosa…).
Arriviamo così al 19 luglio, 28ema settimana, in cui comincia a materializzarsi l’ombra dell’incubo che mi attenderà. Faccio l’eco di controllo e mi confermano che il bambino è piccolo e che il mio flusso ombelicale addominale non è ottimale. Il mio ginecologo comincia ad agitarsi e mi prescrive astensione dal lavoro ed aspirinetta più assunzione di molte proteine. Dopo il primo giorno di panico, tutto sommato mi metto tranquilla, pronta a godermi le ultime settimane di gravidanza senza lo stress del lavoro. Gli esami del sangue e delle urine nel frattempo erano a posto, e questo contribuiva a rasserenarmi (da buona ipocondriaca sono infatti una specialista nelle lettura dei valori quindi…).
Il 9 agosto vado a fare l’eco della 32ema e da lì scoppia il finimondo: il ginecologo che mi fa l’eco comincia a dirmi che questo bambino non cresce e che quindi devono subito ricoverarmi al fine di effettuare la terapia di Bentelan (per sviluppare il più possibile i polmoni del bambino) in vista di un parto molto prossimo. Io sprofondo in un’angoscia tremenda: 32 settimane e la mia gravidanza è già finita! L’indomani mi ricoverano e cominciano a farmi di tutto (io non ero mai stata ricoverata prima, ed anche solo l’idea della flebo mi faceva svenire…): Bentelan, flebo di Buscopan per bloccare le eventuali contrazioni provocate dal cortisone, monitoraggi continui, esami del sangue e delle urine alla ricerca di un possibile inizio di gestosi… Non viene fuori nulla, solo questo ritardo di crescita causata dal flusso addominale che non adempie correttamente ai suoi doveri. Il 14 agosto vengo dimessa con un’eco già fissata per il 17. Tre giorni a casa in cui penso di tutto, ed intanto guadagno qualche giorno…. Il mercoledì vado in ospedale per il controllo e finalmente trovo anche il mio ginecologo rientrato dalle ferie. Appena vede la mia eco, corruccia la fronte e con la Dott.ssa che mi sta facendo l’esame dice che non va bene, che bisogna intervenire e che mi mandano di volata a Pavia. Io abito a Voghera, l’idea che mi spedissero a Pavia mi faceva quasi più paura di tutto il resto (forse per il senso di abbandono, o forse perché ormai sapevo che avrei partorito di lì a poco…). Così a casa, psicologicamente distrutta, a fare su due stracci e via a Pavia. Arrivo verso le 18 e il reparto di Ostetrica del San Matteo mi sembra la cosa più triste del mondo. In realtà se facessi un altro figlio non esiterei a ritornare lì….
Ricoverata alle sei di sera, cominciano a farmi tutti gli esami del mondo che non rivelano nulla, il battito del bimbo è buono e quindi si aspetta l’eco dell’indomani. Quel giorno ho pianto talmente tanto da sanguinare dal naso: appena l’ho detto all’infermiera mi sono ritrovata intorno 6 medici che verificavano che non avessi avuto un’impennata della pressione….
Ricoverata per 2 giorni a Pavia, vengo dimessa con la sola prescrizione di bere tanto e stare riposo. Dopo una settimana, per l’esattezza venerdì 26 agosto 2005, ritorno a Pavia per il day hospital già con la mia valigetta perché ormai ero pronta a tutto. Mentre il dottore mi fa l’eco, la mia mente vaga; ad un certo punto mi dice: “sì è cresciuto questo bimbo” (si vede che aveva misurato il femore o la circonferenza cranica), ma dopo neanche 1 minuto: “no, non è cresciuto, bisogna tirarlo fuori. Da questo momento in poi è tutto un susseguirsi di agitazione, confusione e panico per me e per mio marito. Dopo neanche mezz’ora sono già in sala pre-operatoria per la preparazione del cesareo. Io ero morta di paura per me ma soprattutto per il bambino, anche se mi dicevano che ormai lui sarebbe stato meglio fuori che dentro (anche perché terminavo quel giorno la 35ema settimana e a quel punto la prematurità era proprio lieve…). Durante il cesareo, avendo fatto l’anestesia spinale, non sentivo nulla, né riuscivo a capire cosa dicessero i medici. L’unica frase che ho colto è stata quando i medici affermavano che la mia placenta era bella (forse perché, a causa del problema di flussi, si aspettavano una placenta “brutta”). Nel momento stesso in cui il mio Lapo (sì, l’ho chiamato così il mio bimbetto) è venuto al mondo mi aspettavo piangesse; così non è stato, e per me si sono aperte le porte dell’inferno (per quanto ne sapevo io era morto). Nel mentre che mi ricucivano, Lapo veniva incubato perché non respirava autonomamente, ed io l’ho solo intravisto prima che lo portassero in Patologia Neonatale. Quella giornata è trascorsa tra lo stordimento generale e l’ansia di avere notizie del pupo. Mio marito faceva la spola con i parenti in visita tra l’Ostetricia e la Neonatologia; ovviamente Lapo era in incubatrice in terapia intensiva a causa della mancata respirazione autonoma al momento della nascita. Le notizie che mi arrivavano sembravano confortanti, ma vi devo dire la verità: io non credevo ad una sola parola. DOVEVO VEDERLO CON I MIEI OCCHI. Sabato è passato tra i dolori lancinanti del post-cesareo e la preoccupazione per il bimbo. Finalmente domenica mattina, durante il giro di visite, il pediatra mi ha detto che sì, Lapo stava benone e non c’era una situazione preoccupante in corso. E’ stato solo allora che mi sono rilassata, pronta ad andare finalmente a vedere il mio bimbo nel pomeriggio. Quando sono arrivata nel reparto è stato come schiantarmi contro un muro: Lapo, con il suo peso di 1.990 gr. ed i suoi 46 cm di lunghezza era un gigante. Ma com’è possibile che bimbi così piccoli debbano nascere? E’ stato tutto così traumatizzante. Una madre si aspetta di gioire la prima volta che vede suo figlio: io mi sono sentita morire. Lapo era attaccato a vari tubi e monitors ed era uno scricciolo. Ma in quei giorni, purtroppo ancora per poco però, sembrava che in fondo tutto fosse finito per il meglio: malgrado il grande spavento Lapo era nato, stava benino (APGAR 1’ 7, 5’ 8), si era subito stubato da solo accidentalmente ed aveva cominciato a respirare da solo. Insomma, tutto era bene quel che finiva bene. Il martedì sono stata dimessa e abbiamo cominciato la spola quotidiana Voghera-Pavia per andare da Lapo. Due giorni relativamente tranquilli sono trascorsi fino al venerdì 2 settembre, giorno del mio quinto anniversario di nozze e prima settimana di vita di Lapo: al mattino chiamo la neonatologia perché volevo parlare con la Dott.ssa (peraltro meravigliosa) che seguiva Lapo (che nel frattempo era passato al reparto di sub-intensiva, cosa splendida). Nel momento in cui mi risponde ho un sinistro presagio: lei subito mi dice che mi stava chiamando perché Lapo non stava bene, aveva la febbre dal giorno prima e lei pensava di fargli subito una lombare per escludere la meningite. In quel momento, più intensamente che mai, ho pensato fosse finito tutto, che quello sarebbe stato il tragico epilogo della mia sfortunata gravidanza. Non riuscivo a parlare e neanche a connettere. Nel pomeriggio siamo arrivati a Pavia con la morte nel cuore, la Dott.ssa non si sbilanciava, aveva fatto la lombare e bisognava aspettare i risultati l’indomani. Il sabato i risultati non c’erano ancora, ma la cosa lasciava ben sperare poiché dopo 6 ore la positività alla meningite pare si lasci già intravedere…Nel frattempo Lapo sembrava reagire bene alla Vancomicina e la domenica era quasi sfebbrato. Il risultato delle analisi non è stato esaltante ma neanche nefasto, nel senso che si trattava d’infezione da stafilococco aureo, quindi una cosa seria ma non tremenda come la meningite (mio spauracchio da sempre peraltro!). Le conseguenze del batterio su Lapo sono state l’insorgere di un’artrite settica bilaterale alle anche. La Dott.ssa continuava a dirmi che Lapo non era in pericolo di vita e che avrebbe potuto condurre una vita normale, e per me questo è stato fondamentale. Nelle 4 settimane successive Lapo è stato sottoposto ad una massiccia terapia antibiotica, e finalmente il 1° ottobre abbiamo potuto portarlo a casa. La notte prima dall’emozione non riuscivo a dormire, e vi posso garantire che il crollo psicologico l’ho avuto nel momento stesso in cui in macchina, tornando da Pavia, con finalmente il mio bimbo, lessi la sua cartella clinica. Quante torture (a fin di bene ovvio) aveva dovuto subire il mio bimbo. Io, che avevo fatto la mia prima flebo a 32 anni per far maturare i polmoni di mio figlio, mano a mano che leggevo quel che LUI aveva passato mi sentivo morire. Inoltre, c’era l’incognita delle conseguenze che lo stafilococco potevano avere avuto su di lui: un follow-up ortopedico da seguire per anni con il rischio di un’operazione per l’allungamento degli arti… Insomma, come primo impatto con la maternità non era cosa da poco.
Quando è stato dimesso Lapo era 2780 gr. e mi dicevano mangiasse senza problemi. A casa l’ora della pappa è stata fin dall’inizio una tragedia. Il mio mostro mangiava il minimo indispensabile per la sopravvivenza. Quindi non vi dico la tribolazione e la mia disperazione. Questo fino ai 5 mesi, quando introducendo altre cose da mangiare è diventato di bocca buona. Ma, proprio quando pensi che i problemi siano risolti, ecco la complicazione: Lapo mangiava sì, ma vomitava quasi ogni giorno (a volte anche due volte al dì). E siamo andati avanti così per un anno (fino a gennaio 2007 quando ormai eravamo pronti a fargli la gastroscopia); la cosa strana è che dopo aver vomitato ricominciava tranquillamente a mangiare. Per questo la mia pediatra non si è mai allarmata. L’unico problema era che il peso era sempre basso (secondo me), ma la crescita costante (secondo la pediatra).
Siamo cos’ arrivati ai 25 mesi di Lapo: nel frattempo ci sono stati i regolari controlli in Patologia Neonatale, ma soprattutto dall’Ortopedico che ci ha rassicurati sull’assenza di danni permanenti a livello degli arti (l’ultimo controllo è stato esaltante: prossima visita tra due anni!!!), 2 giorni di febbre (sì è tosto il mio Lapo, toccando ferro ovviamente), tanti raffreddori senza conseguenze e tanta angoscia da parte mia.
Lapo è sveglio ed intelligente, ha camminato tardi (18 mesi) e anche nel parlare siamo indietro (dice 4 o 5 parole), ma per questo non mi preoccupo; se però una sera non mangia vado ancora in crisi. Per me il suo peso è fondamentale: è 12,3 kg. per 94 cm, quindi sembra anche più magro di quel che è perché è alto, ma io quando sale sulla bilancia trattengo ancora il fiato adesso.
Tante sono le considerazioni che mi affollano la mente in merito a tutta questa vicenda:

1) Ancora oggi, dopo aver fatto analisi del sangue specifiche, non ho ancora capito (e nemmeno il mio ginecologo) cosa sia accaduto durante la gravidanza. La diagnosi di IUGR (ritardo di crescita intrauterina) non trova motivazione e vi dirò che non è neanche molto approfondita come tematica (anche perché di solito è la conseguenza di un’altra patologia, nel mio caso invece non si spiega)

2) Al San Matteo di Pavia hanno sicuramente salvato il mio bimbo ma è anche vero che si è subito beccato il potente batterio presumibilmente quando l’hanno incubato alla nascita. Ciò non toglie che sarò sempre grata a quelle persone meravigliose che ci hanno seguito in quei 35 giorni ed anche dopo;

3) Quello che ho visto in quel reparto mi ha cambiato la vita: niente sarà più come prima. Mio figlio in fondo è stato fortunato, ma perché tanti altri bimbi non lo sono stati? Come si può credere in un DIO che permette certe sofferenze? Io, mi scuso con chiunque sia credente, ho perso quel poco di fede che avevo nel settembre del 2005 nel Reparto di Rianimazione della Patologia Neonatale del Policlinico San Matteo;

4) Ho sempre sognato di avere 2 o 3 figli: è evidente che mai ce la farei ad affrontare un’alta gravidanza. Avrei troppa paura di rivivere lo stesso problema, o anche cose molto peggiori (malgrado sia sempre stata un’appassionata di medicina, fortunatamente molti rischi della gravidanza non li conoscevo, altrimenti sarei impazzita…).

5) La cosa che più mi rattrista è sapere che ci sono donne fortunate che vivono il momento della gravidanza e del parto come un sogno meraviglioso, mentre altre sono costrette a patire le pene dell’inferno; io, come vi dicevo, in fondo sono stata ancora fortunata: Lapo è bello e sano e non ha avuto conseguenze malgrado quello che ha passato, io personalmente ho patito solo all’indomani del cesareo com’era giusto che fosse, per il resto un fiore (a parte la depressione post-partum ovviamente, ma quello è un altro discorso), ma il mio pensiero è sempre per quelli che non ce l’hanno fatta, o per quelli che ce la fanno a dei prezzi altissimi. Tutti questi genitori sappiano che da qualche parte, nella zona di Voghera, c’è qualcuno che pensa a loro e soffre con loro.


Vittoria

pubblicata il 21 gennaio 2008